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Storia della Filodrammatica “Concordia ‘74” (foto)

La nascita della Filodrammatica “Concordia '74”

Nel decennio fra il 1970 e l’80 nasceva a Povo un’altra associazione: la Filodrammatica “Concordia ‘74”.

L’attività teatrale a Povo aveva vissuto un periodo d’oro nell’intervallo fra le due guerre mondiali. Gli spettacoli venivano presentati nel teatro “Concordia” di proprietà dell’oratorio parrocchiale. Quella sala, durante gli anni Sessanta e Settanta, era stata usata per la proiezione di film di grande richiamo. Poi, l’avvento della televisione aveva allontanato molti spettatori e il gruppo che organizzava le proiezioni era entrato in crisi, aggravata dalle critiche di parte della popolazione e dal veto del parroco don Noriller posto sulla scelta di alcune pellicole.

In quel contesto si collocava la rinascita di una compagnia filodrammatica a Povo. Durante una riunione promossa proprio da don Remo Noriller per discutere il destino del teatro, Carlo Giacomoni si rendeva disponibile a far rinascere in paese una compagnia filodrammatica, associazione che avrebbe contribuito a valorizzare e rendere disponibile alla comunità la struttura teatrale.

Carlo Giacomoni, promotore dell’iniziativa, aveva al suo fianco gli amici Marco Giacomoni e Antonio Tomasi “Lasta”, ai quali presto si aggiungevano Emilio Bernardi e Maria Gretter. La Filodrammatica fu chiamata “Concordia” dal nome del teatro e ‘74” come l’anno di fondazione.

Per il debutto il 7 aprile 1974 la Compagnia proponeva una commedia brillante di Mario Paoli dal titolo “Quel che no i credeva lori”.

Il 1977 registrava un generoso tentativo di far rivivere nella sala del teatro il cinema. Si riaccendevano così le luci del grande schermo grazie alla disponibilità di Claudio e Paolo Calliari, Giancarlo Ianes e Adriano Demattè, sotto la guida tecnica ed esperta di Luigino Lunelli. Tuttavia, i costi elevati, la scarsa affluenza di pubblico e l’accattivante offerta televisiva decretavano, pochi anni dopo, la fine anche di questa fase di proiezioni cinematografiche.

La Filodrammatica “Concordia ‘74” dal 1980 al 1990

L’inizio degli anni Ottanta vede la Filo alla ricerca di testi sempre più impegnativi che la spingono a far conoscere i propri lavori sia in ambito provinciale che fuori dai nostri confini. È il tempo delle commedie “I fioretti di Fra Gaetano” nell’’80 replicata 15 volte e dello spettacolo “La not dele streghe” nell’81 con ben 25 repliche, portata in scena a Basilea in Svizzera e a Monaco in Germania.

In un teatro “Concordia” per la prima volta rimaneggiato e migliorato sotto l’aspetto logistico viene ospitata per alcuni anni a partire dall’82 l’importante Rassegna “Mario Roat”, formula che vede la partecipazione dei più qualificati gruppi teatrali trentini.

La scomparsa di Isidoro Trentin nell’85, già maestro fiduciario della scuola elementare di Povo e sostenitore di molte associazioni del sobborgo, ha fatto nascere fra i componenti della Filodrammatica l’idea di organizzare annualmente una Rassegna teatrale che portasse il suo nome. La prima Rassegna “Isidoro Trentin” si è svolta a Povo nei mesi di febbraio/marzo 1986 e ha visto la partecipazione di sei compagnie teatrali.

Seguono negli anni alcune fra le più belle e fortunate commedie portare in scena al “Concordia” come “Vecie storie” e “‘N om fortunà” presentata anche al “Sipario d’oro”. Il decennio si chiude con “Tenente pizon” dello scrittore locale Massimo Gasperi e con la rappresentazione “La famosa telefonada dele oto e ventizinque” scritta appositamente per la Filo “Concordia 74” da Elio Fox.

Una parola va spesa per ricordare le gite che dall’84 gli animatori della Filodrammatica propongono ad amici e simpatizzanti. Da Madrid a Budapest, da Londra a Berlino, e poi i luoghi più belli della nostra Italia sono state le mete, e ne abbiamo ricordate soltanto alcune, dove i pullman prenotati dalla Filo hanno portato numerosi ed affiatati amici del teatro e del buonumore.

La Filodrammatica “Concordia ‘74” verso il Duemila

Negli anni Novanta le nuove disposizioni in tema di sicurezza obbligarono molti teatri, la maggior parte parrocchiali, alla chiusura, in quanto non più corrispondenti agli standard previsti dalla legge. Anche Povo doveva fare i conti con questo stato di cose perché il vecchio “Concordia” non aveva gli standard qualitativi richiesti e c’era quindi il rischio di una imminente chiusura a tempo indeterminato.

Si decideva per l’ammodernamento e veniva aperto il cantiere, che avrebbe reso il “Concordia” uno dei più bei teatri della città. In questo frangente risultava determinante il sostegno e l’interessamento dell’allora assessore comunale Silvano Grisenti.

Molte le migliorie apportate, che riducevano la capienza della sala a 208 posti, ma garantivano il rispetto delle norme di sicurezza. Interventi di artisti locali come Achille Franceschini, Silvio Visintainer e Spartaco Lizzi concorrevano ad abbellire le facciate interne.

A ripianare in parte la rilevante spesa di ristrutturazione non coperta da contributi provinciali contribuivano sottoscrizioni di singoli cittadini attraverso appositi bollettini di versamento, Associazioni laiche e religiose e benefattori, nel convincimento che il teatro rappresentava un bene prezioso per tutta la comunità.

Il rinnovato Teatro Concordia veniva inaugurato il 20 febbraio 1994 con la commedia “Vecie storie” interpretata dalla Filo locale.

Nel 1995 la rassegna teatrale intitolata alla memoria di Isidoro Trentin, veniva dedicata anche agli amici Marco Righi – scenografo della nostra Compagnia, Maurizio Moser che con la sua competenza di falegname ci allestiva le scene e Alessandro Sperotto, prezioso collaboratore dietro le quinte.

Per festeggiare i 30 anni della Compagnia teatrale Carlo Giacomoni chiedeva ad Antonia Dalpiaz la disponibilità a costruire un copione “ad hoc” per la comunità di Povo, intessuto su un filone storico ricavato dal libro “Quando Povo era Comune” di Antonio Bernabè. Ne usciva un testo impegnativo per la molteplicità di personaggi e i vari cambi di scena che costringevano gli attori e i collaboratori a un lavoro straordinario, premiato dall’apprezzamento del pubblico intervenuto numerosissimo alla “prima”.

Quella serata si concludeva con un inaspettato epilogo, quando l’ex postino di Povo, Elio Pontalti, consegnava nelle mani del Presidente della Filo, Carlo Giacomoni, un telegramma pervenuto dal Commissariato del Governo che rendeva nota la sua nomina a Cavaliere all’Ordine della Repubblica.